Occupazione tedesca dell'Estonia (1917-1918)

Truppe tedesche che sbarcano a Ösel

L'occupazione dell'Estonia da parte dell'Impero tedesco avvenne nel corso della prima guerra mondiale. Tra l'11 e il 21 ottobre 1917, l'esercito imperiale tedesco occupò l'arcipelago estone occidentale (arcipelago Moonsund), costituito dalle isole di Saaremaa (Ösel), Hiiumaa (Dagö) e Muhu (Mühn).

I combattimenti cessarono mentre si svolgevano i negoziati sul trattato di Brest-Litovsk. Essendo questo avvenuto a febbraio[1] e per fare pressione sul nuovo regime bolscevico della Russia sovietica affinché firmasse l'intesa, i tedeschi sbarcarono sulla terraferma dell'Estonia il 18 febbraio 1918 e marciarono su Haapsalu (Hapsal) il 21 febbraio 1918. I tedeschi occuparono Valga (Walk) il 22 febbraio, e Pärnu (Pernau), Viljandi (Fellin) e Tartu (Dorpat) il 24 febbraio. Tallinn (Revel), fu occupata il 25 febbraio 1918 e il resto dell'Estonia, l'ultima città ad essere conquistata fu Narva il 4 marzo 1918, ponendo fine sia alla forma di governo repubblicana che aveva dichiarato l'indipendenza dell'Estonia il 24 febbraio 1918 a Tallinn, sia al dominio delle Guardie Rosse russo-estoni locali. Le ultime a fuggire salparono sul fiume Narva il 5 marzo 1918.

Il tenente generale Adolf von Seckendorff giunse a Tallinn il 28 febbraio 1918: aveva ricoperto in passato il ruolo di comandante militare del Terzo Kommandatur alla guida dell'amministrazione militare tedesca dell'arcipelago estone occidentale. Più tardi nel 1918, con la firma del trattato di Brest-Litowsk, i bolscevichi rinunciarono a tutte le rivendicazioni territoriali sull'Estonia e la Germania poté creare stati clienti baltici.[1] L'Estonia divenne parte dell'amministrazione militare tedesca Ober Ost, ripartita in diverse regioni: Curonia, Estonia, Livonia, Ösel e Riga.

  1. ^ a b (EN) Prit Buttar, Between Giants, NY Books, 2015, p. 19, ISBN 978-14-72-80749-6.

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